Occhio secco
Sindrome dell’occhio secco
Quando la nostra lacrimazione non è in grado di assolvere ai processi naturali di lubrificazione del nostro occhio, siamo difronte ad una patologia che riguarda la quantità o la qualità del film lacrimale prodotto. La sensazione di scarso comfort dovuto alla “sindrome dell’occhio secco” si è soliti suddividerla in due categorie: quella di ridotta produzione e quella da eccessiva evaporazione. L’incidenza di questa patologia sembra che sia in aumento negli ultimi anni comunque conseguenti all’ostruzione del dotto della ghiandola lacrimale o all’iposecrezione riflessa. Questa patologia può essere anche associata a una malattia autoimmune che coinvolge generalmente anche altri apparati ghiandolari. Se ne possono distinguere due forme: quella primaria con i sintomi classici di secchezza orale oltre che oculare e una secondaria con sintomi molto simili alla primaria ma dalle caratteristiche delle patologie sistemiche autoimmuni come il lupus, l’artrite reumatoide. Causa dell’ostruzione dei dotti possono essere ricercate anche in patologie come il tracoma, o esiti da ustioni chimiche o termiche che generano effetti cicatriziali. Nella forma di iposecrezione riflessa le cause possono essere ricercate in un quadro generale alterato quale quello del diabete mellito, a effetti meccanici generati all’uso prolungato di lenti a contatto, a insorte cheratiti. La conseguenza di un blocco motorio riflesso di un nervo facciale è associata anch’essa alla iposecrezione e la mancata attività motoria della palpebra che non chiude perfettamente l’occhio generando evaporazione delle lacrime stesse. Sono inoltre note forme secondarie legate all’uso di farmaci che conducono anch’essi alla riduzione della produzione del film lacrimale. Segnaliamo inoltre come le forme di allergia che coinvolgono l’occhio, sono responsabili di una produzione o una modificazione della composizione della lacrima non sufficiente ad una buona lubrificazione. Si parla di evaporazione delle lacrime quando le ghiandole di Meibomio non funzionano correttamente e quindi producono una lacrima dal basso contenuto lipidico con la conseguente facile evaporazione della componente acquosa. I sintomi che accompagnano la patologia sono rappresentati dal bruciore, soprattutto alla prima apertura mattutina delle palpebre con annebbiamento della vista, sensazione di corpo estraneo, fotofobia. In tutti questi casi determinati ambienti in cui viviamo, possono aumentare i fastidi e o i sintomi. Possiamo classificare questa patologia in quattro gradi diversi: Primo grado o lieve: quando saltuariamente è l’ambiente a causare il fastidio per mezzo di agenti come la polvere, i pollini etc. Secondo grado o moderata: quando la patologia fa la sua comparsa non dipende unicamente da fattori ambientali ma è già da definirsi cronica. Terzo grado o grave: quando il ripetersi della patologia è frequente indipendentemente dalle cure adottate Quarto grado o grave: quando la patologia diviene costante divenendo disabilitante. L’oftalmologo può misurare e valutare la produzione lacrimale: si avvarrà del test di Schimer, costituito da una piccola striscia di carta che inserita nel fornice congiuntivale inferiore (fra palpebra inferiore e l’occhio) fornirà attraverso il grado di imbibizione il valore di produzione delle lacrime; si può anche avvalere di un esame alla lampada a fessura dotata di un filtro blu per mezzo della quale, dopo aver colorato il nostro “film” lacrimale con della fluorescina, riconoscerà dopo quanto tempo lo stesso tenderà ad essiccarsi. Il tempo fisiologico prima che si verifichi l’essiccamento è di circa 15 secondi, tempo dopo il quale la nostra palpebra provvede a ridistribuire le lacrime con l’ammiccamento. Se quantità del film si rivela sufficiente ma, la sensazione di poco confort sarà presente, l’oculista che vi segue vi farà analizzare le vostre lacrime per poter valutarne componente lipidica e osmolarità. I test aiuteranno il vostro medico a fornirvi la giusta terapia per l’occhio secco avendo certezza di quale sia l’esatta causa. Potranno essere prescritte Lacrime artificiali con compiti diversi: diluenti (per risolvere una forte concentrazione lipidica), stabilizzanti (per ripristinare il corretto ph), di volume (per far mantenere più correttamente il film lacrimale esistente), correttive (per intervenire su specifiche anomalie fisiche della nostra cornea), nutrienti (che contengono sostanze che colmano le carenze del nostro epitelio corneale). Si dimostrano utili anche farmaci antinfiammatori e la pilocarpina 1%, importante per la stimolazione della secrezione lacrimale e salivare in pazienti affetti da questa sindrome ma, deve essere sempre il vostro oculista a consigliarvi. Anche una corretta alimentazione può favorire lo stabilizzarsi della sindrome ad esempio un alimentazione ricca di omega-3 riduce i segni ed i sintomi della secchezza oculare. Solo in casi estremi ove le precedenti soluzioni adottate non abbiano fornito alcun effetto, si può far ricorso a soluzioni di tipo chirurgico che consistono nel far trattenere il film lacrimale attraverso la riduzione del diametro del canale lacrimale (attraverso l’apposizione di valvole che ne riducono il passaggio) o alla definitiva chiusura.