Retina

Retina

 

Tunica interna del globo oculare composta da una membrana trasparente sottilissima formata da cellule nervose e dai recettori della vista che si collegano al nervo ottico

la retina, nella sua qualità di estroflessione diencefalica, è una fedele rappresentazione, anche se periferica e in miniatura, del cervello e come tale condivide in pieno tutte le caratteristiche del tessuto nervoso; è pur vero che, a prima vista, la retina appare come un disordinato insieme di neuroni, tanto da dare l’impressione di una rete (da ciò deriva il nome retina),
ma ad un esame più attento si evince che questa rete intricata riconosce proprio nella cellulaneuronale la sua unità costitutiva fondamentale e che il principio informatore della sua organizzazione è una precisa ed ordinata correlazione interneuronale. Questo profondo legame della retina con il neuroencefalo è, tuttavia, la ragione della spiccata suscettibilità della retina ad essere interessata da danni patogeni primitivi del sistema nervoso centrale, come ad esempio da errori
congeniti del metabolismo. I neuroni della retina sono del tutto simili ad una classica cellula neuronale, cioè sono costituiti da un corpo cellulare, da un prolungamento dendritico (dendrite) ad azione centripeta (trasmette informazioni dall’esterno del neurone verso il proprio corpo cellulare) e da un prolungamento assonale (neurite o assone) ad azione centrifuga (dal proprio corpo cellulare verso l’esterno, e cioè verso altri neuroni); in questo modo, l’estremità dendritica di un neurone, ricevuto uno stimolo lo trasmette, grazie alla sua azione centripeta al proprio corpo cellulare, il quale trasferisce lo stimolo
ricevuto dal dendrite al proprio neurite che, a sua volta, grazie alla sua azione centrifuga, lo consegna al dendrite di un altro neurone e così via.
 
Caratteristiche
Per quanto riguarda la retina, il primo dendrite qualificato a raccogliere l’input luminoso è il prolungamento dendritico appartenente ad una classe di neuroni, detti neuroni di recezione, a voler significare che sono i primi neuroni della retina a ricevere lo stimolo della luce; mediante i propri neuriti, i neuroni di recezione trasmettono l’input luminoso ai dendriti di una seconda classe di neuroni retinici detti neuroni bipolari che, in seconda battuta, trasferiscono il messaggio attraverso i
propri neuriti, ai dendriti di una terza classe di neuroni retinici detti neuroni gangliari, i cui neuriti non sono altro che il tratto iniziale delle fibre del nervo ottico. Queste tre classi di neuroni costituiscono dunque una via verticale, diretta verso il nervo ottico. I primi destinatari dell’input  luminoso, i dendriti del primo neurone (neurone di recezione), sono perciò detti fotorecettori e, in base alle loro caratteristiche morfologiche e funzionali, si dividono in due grandi gruppi: i coni e i
bastoncelli.

I BASTONCELLI, così detti per la loro forma allungata, simile alla bacchetta di un direttore d’orchestra, sono molto numerosi, in numero di circa 130 milioni in ciascuna retina e si mostrano sensibilissimi alla luce, tanto da registrare intensità luminose estremamente basse (dell’ordine di 2 – 3 fotoni); a questo proposito, per avere un’idea attendibile della straordinaria sensibilità dei bastoncelli, è sufficiente considerare che una comune pila di media potenza emette decine di
miliardi di fotoni al secondo. Ma i bastoncelli presentano tre difetti:
1) in presenza di intensità luminose medio – alte si soprasaturano, vanno in tilt e cessano di funzionare
2) sono incapaci di costruire immagini di buona qualità
3) sono incapaci di percepire i colori
La popolazione dei bastoncelli occupa tutta la retina, fatta eccezione per una piccola regione centrale di 2 millimetri di diametro, abitata esclusivamente dai coni, detta fovea; la quota percentuale dei bastoncelli aumenta quanto più ci si allontana da quest’area, tanto da risultare massima all’estrema periferia della retina nervosa. Grazie alla grandissima sensibilità alla luce, i bastoncelli vengono utilizzati nella visione crepuscolare e soprattutto nella visione notturna, ma la
rappresentazione visiva, priva di colori, è caratterizzata solo dal bianco, dal nero e da sfumature del grigio.

I CONI, così chiamati per la loro forma appuntita da una parte, come il cono di un gelato,sono molto meno numerosi dei bastoncelli, circa 7 milioni in ciascuna retina ed al contrario deibastoncelli, sono molto meno sensibili alla luce, tanto da restare completamente inerti di fronte ad intensità luminose di bassa intensità; essi entrano in funzione soltanto in presenza della luce diurna, ma sono capaci di costruire immagini di buona qualità e di percepire i colori. La popolazione dei
coni è massimamente concentrata nell’area centrale della retina (fovea) che, come già detto, è invece completamente priva di bastoncelli; la quota percentuale della loro presenza nella retina diminuisce quanto più ci si allontana dall’area centrale. La zona centrale della coppa retinica, abitata esclusivamente da coni, è quindi l’area della visione distinta.

Ricapitolando, i bastoncelli, dato il loro numero, sono predominanti al di fuori della fovea, sono preposti alla visione notturna, sono ciechi ai colori e costruiscono immagini di scarsa qualità; data lacollocazione e la distribuzione dei bastoncelli al di fuori della fovea, la visione di un oggetto al buio è più facile se non lo si fissa direttamente. I coni invece, sono in grado di fornire immagini colorate di alta qualità, ma funzionano soltanto in regime di luce diurna; è questa la ragione della difficoltà
della visione crepuscolare, allorché l’intensità luminosa è ancora troppo alta per i bastoncelli ed ancora insufficiente per i coni.