Tecnologia non è solo Apparecchiature e dispositivi medici ma tanta tecnologia e ricerca che viene utilizzata per preparare e testare nuove molecole da trasformare in farmaci da usare come soluzioni alternative ad alcune chirurgie. E’ il caso di un farmaco basato sul principio attivo dell’ocriplasmina che permette, in alcuni casi, di evitare alcune delle chirurgie vitreoretiniche.
La commissione europea ha approvato un farmaco denominato Jetrea che apre un nuovo percorso terapeutico per eliminare residue trazioni fra l’umor vitreo e la retina.
Questo farmaco si propone di offrire un’alternativa alla chirurgia vitreoretinica di tipo trazionale e in particolare quella maculare, dei puker e delle membrane epiretiniche.
Le patologie vitreoretiniche che il farmaco si propone di risolvere sono di tipo trazionale, queste infatti progrediscono con l’avanzare dell’età e se non tempestivamente riconosciute e curate.
I sintomi cominciano a essere percepiti dai pazienti in fase avanzata della patologia, quando ad essere distorte sono le immagini, la quantità di visus tende a diminuire soprattutto con la perdita della visione centrale.
Il processo fisiologico che porta alla patologia si può manifestare intorno ai 50 anni ed è determinato dall’alterazione del gel vitreale che con gli anni comincia a liquefarsi perdendo così la sua caratteristica iniziale di perfetta adesione alla superficie retinica. Il distacco del gel vitreale dapprima parziale, poi posteriore, fino a totale può svolgersi senza alcuna complicazione e senza determinare alcuna patologia, ma si verificano dei casi in cui questa separazione non è totale e alcune fibre vitreali (fibre proteiche) rimangono collegate alla retina determinando delle forti trazioni.
Le zone di trazione che determinano alterazioni retiniche più a rischio sono quelle che interessano la macula, porzione della retina deputata alla visione centrale, essa è infatti collocata in zona paracentrale del fondo dell’occhio ed è l’area con maggior concentrazione di fotorecettori.
Una trazione esercitata su una parte così nobile della retina ne può danneggiare la struttura e compromettere la visione infatti, gli effetti riparatori naturali danno origine a delle membrane (denominate pucker) e la coartazione di queste ultime possono portare all’apertura di fori maculari.
Tutti i pazienti nei quali si riconosceva questa patologia venivano e vengono sottoposti, dal proprio oftalmologo, a controlli ripetuti per poter osservare il progressivo decorso del distacco di vitreo con trazione. Per evidenziare questa patologia gli esami specifici sono è l’OCT e la fluorangiografia: il primo analizza il profilo della retina e ne evidenzia la trazione, il secondo permette di valutare nel suo complesso la superficie retinica.
Fino ad oggi, nel caso di insorgenza di foro retinico o distacco o peggio una rottura della retina, l’unica soluzione praticabile era quella della chirurgia vitreoretinica che per quanto ben eseguita presenta sempre i rischi di un intervento con le sue possibili conseguenze, da domani potremo avere invece un’opportunità terapeutica.
Questo farmaco e già stato sperimentato da altri stati e ne è stata riconosciuta la reale alternativa alla chirurgia soprattutto quando si riesce a evidenziare precocemente la patologia.
Esso infatti, iniettato come una puntura intravitreale, permette al chirurgo con una sola iniezione di dissolvere quei legami creati da fibre proteiche che determinano la trazione, completando quel processo naturale di distacco e l’eventuale chiusura di foro maculare che si è creato.
La sicurezza e l’efficacia del farmaco ocriplasmina è stata testata in alcuni studi clinici che hanno avuto inizio già qualche anno in parecchi stati degli Usa e in Nord Europa dove la commercializzazione del farmaco è già stata approvata dagli organi competenti, dai risultati si evince che il farmaco è in grado di risolvere i problemi trazionali all’interfaccia retinica soprattutto maculare provvedendo alla chiusura spontanea di almeno un 30% dei casi con rare complicazioni di tipo lieve o transitorio.
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